Si o no agli impianti? Possono essere alternativi alla raccolta differenziata?
In Italia il problema degli inceneritori e dei rifiuti è di giorno in giorno più di attualità. Nel Belpaese produce intorno ai 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e 120 milioni di tonnellate di rifiuti industriali, di cui il 65% circa viene riciclato ed il 25% finisce in discarica.
Gli inceneritori non sono l’unica soluzione, ma sono uno strumento indispensabile per rendere possibile l’economia circolare. La raccolta differenziata da sola non serve a molto, ma è solamente un mezzo per rendere più facile il riciclo dei materiali riciclabili.
I Paesi a discarica zero e a riciclo mille ci sono, come al solito nel Nord Europa, e sono anche quelli che bruciano di più. In Svezia ad esempio ci sono impianti preposti a bruciare 591 kg di rifiuti all’anno per cittadino; in Danimarca 587. Scendiamo in Francia e la disponibilità scende a 220, in Austria a 294, mentre in Italia c’è disponibilità di impanti per 104 kg per abitante: il resto finisce in discarica.
Dove sono gli impianti più grandi
Gli impianti più grandi d’Italia si trovano a Brescia e ad Acerra (Napoli), mentre ce ne sono molti altri di dimensioni minore, sotto la capacità di 100 mila tonnellate all’anno, che gli esperti fissano come limite al di sotto del quale un termovalorizzatore diventa economicamente troppo costoso per potersi mantenere.
E mentre all’alba del 2019 continua a non esserci una linea unica di governo sul tema, plastica e carta raccolti dagli italiani non trovano destinazione perché non c’è domanda. Secondo il Sole 24Ore del 17 novembre 2018, i consumatori rifiutano i prodotti rigenerati e i materiali si accumulano ogni giorno che passa.
La contraddizione di Mantova
Un esempio? Lo riporta sempre il giornale di Confindustria ed è quello di Mantova, dove i cittadini il riciclo di carta non decolla perché i cittadini non vogliono l’inceneritore di servizio della cartiera, che così resta chiusa e non può rigenerare la carta che si mette via con diligenza nel bidone apposito.
E alla vigilia del Capodanno, Il Sole 24 ore ha stimato il peso di 6 ore di botti nella sola città di Napoli nel 2005: emissione di diossina pari a 120 inceneritori al lavoro per un intero anno.
Buon 2019 a tutti!