Un recente articolo di Jacopo Giliberto apparso su Il Sole 24 Ore a metà aprile 2019 fa i conti su cosa servirebbe all’Italia per uscire dall’emergenza rifiuti e avvicinarci agli obiettivi europei di riciclo.
La situazione è grave e deriverebbe da almeno tre fattori:
- la recente chiusura di mercati come Cina e Germania che per anni hanno assorbito i materiali da rigenerare
- la mancanza di impianti
- la difficoltà a raggiungere un’accettabilità a livello sociale del problema
I consumatori pensano alla spazzatura di casa – e in certe zone d’Italia non abbiamo nulla da invidiare ai migliori standard europei – ma occorre pensare che la rigenerazione dei rifiuti è fatta soprattutto dalle imprese.
In Italia (dati Ispra 2017) le attività economiche producono 135 milioni di tonnellate di rifiuti, il 65% delle quali è riciclato (92 milioni di tonnellate). Contando le varie forme di riutilizzo, in discarica arriva appena il 9% dei rifiuti delle attività imprenditoriali. Invece i cittadini producono oltre 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani di cui viene riciclato il 47% (15 milioni di tonnellate) e finisce in discarica il 23% dell’immondizia.
Insomma, in una Italia dove ogni giorno si scoprono capannoni stipati di rifiuti o riempiti a tappo di materiali da riciclare che non vengono riciclati, succede che carta, plastica, vetro non riescono ad andare in cartiera, nelle vetrerie, negli impianti di riutilizzo delle materie plastiche.
Perché? Semplice, dice Giliberto: leggi fumose e pochi impianti.
Secondo molti operatori del settore servirebbero investimenti dei 10 miliardi di euro. In particolare un ventina di impianti per le principali filiere del riciclo (carta, plastica, metalli, legno, vetro e così via), 22 impianti per produrre biometano, 24 termovalorizzatori. Senza di essi i costi crescono (raddoppiati negli ultimi quattro anni – secondo Giliberto – in Lombardia e nel Lazio), le aziende dell’ambiente si fermano e l’economia circolare resta solo una bella parola.
C’è come si diceva anche il problema dell’accettabilità sociale dei nuovi impianti. Gli inceneritori – come abbiamo già scritto in un nostro articolo – non sono l’unica soluzione, ma sono uno strumento indispensabile per rendere possibile l’economia circolare. La raccolta differenziata da sola non serve a molto, ma è solamente un mezzo per rendere più facile il riciclo dei materiali riciclabili.