Le attività commerciali delle imprese del riciclo carta sono a grave rischio a causa del costo dell’energia elettrica.
Il direttore generale di Unirima (Unione nazionale imprese recupero e riciclo maceri), Francesco Sicilia, fa il punto sulla difficile situazione del settore su Panorama.it.
Anche per riciclare serve energia. I costi hanno avuto aumenti imprevedibili ed enormi rincari negli ultimi mesi e ciò rischia di penalizzare anche le realtà più attive sul fronte dell’economia circolare, paradossalmente in un momento in cui la transizione ecologica viene definita a più livelli una priorità.
Tra queste ci sono le imprese del settore riciclo della carta, per le quali l’incidenza del costo dell’energia elettrica per ogni tonnellata di materia prima recuperata dai rifiuti ha registrato un incremento pari al 111% in queste prime settimane del 2022 rispetto all’analogo periodo del 2021.
Per il dg di Unirima il caro energia va a colpire un settore sano visto che nel nostro Paese il tasso di riciclo degli imballaggi di carta e cartone è arrivato all’87,3%, mentre l’obiettivo europeo è dell’85% al 2030. Un settore che conta circa 600 impianti e 20mila addetti, che gestiscono 6,6 milioni di tonnellate di carta.
Un settore, quello del riciclo della carta talmente avanti da aver superato con dieci anni di anticipo gli obiettivi di riciclo dell’Ue. Le aziende del riciclo della carta recuperano infatti più materia prima rispetto al fabbisogno interno, esportando 1,8 milioni di tonnellate di prodotti già riciclati.
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