Tassa sui rifiuti, introduzione del nuovo testo unico ambientale ed eliminazione del concetto di assimilazione. Questi i punti toccati da Unirima (Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri) che vanno ad impattare sullo sviluppo delle tante imprese dell’economia circolare.
Con l’introduzione del nuovo testo unico ambientale e l’eliminazione del concetto di assimilazione, le imprese possono scegliere, per i propri rifiuti merceologicamente simili ai domestici, se affidarli al servizio pubblico oppure se affidarli al mercato.
Tale opportunità di scelta nasce con l’obiettivo di aprire il più possibile il sistema alla competizione tra modelli e quindi consentire lo sviluppo e l’innovazione dei sistemi di recupero e riciclo dei materiali.
Questa è la posizione di Unirima (Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri) sul tema del nuovo testo unico ambientale sui rifiuti e della Tari.
Le buone intenzioni e le disparità di trattamento
Purtroppo tutto questo è frenato da una pesante disparità di trattamento tra chi opera nell’ambito del servizio pubblico e chi opera sul mercato. Nel caso di gestione nell’ambito del servizio pubblico non si ha l’obbligo di emettere il formulario di identificazione rifiuti mentre nel caso di gestione nell’ambito del mercato invece si. Tutto questo è assolutamente incomprensibile alla luce del fatto che la tracciabilità di tutti i rifiuti è un caposaldo della normativa europea.
Nonostante la nuova norma sia stata voluta dal legislatore europeo con lo scopo di consentire una migliore visibilità statistica dei rifiuti simili ai domestici, senza che questo avesse impatto sui modelli di gestione e sugli operatori economici, di fatto l’introduzione che ne è stata fatta in Italia minaccia di generare una incredibile disparità proprio nei sistemi di gestione e per gli operatori economici coinvolti.
E poi la questione Tari
A tutto ciò si aggiunge il tema della tariffa rifiuti, la c.d. TARI, che anziché essere applicata come una tariffa, e quindi essere proporzionale al servizio erogato, è ancora concepita e applicata come una vera e propria tassa che si applica alle attività produttive a prescindere da quanto effettivamente utilizzino il servizio pubblico.
In sintesi, se non ci si avvale del servizio pubblico, poiché l’utenza non domestica ha scelto di affidarlo al mercato, perché si deve continuare a pagare la TARI? Perché nonostante questo sia previsto dalla legge nei fatti i Comuni non hanno effettuato la transizione alla tariffa al fine di garantire una effettiva commisurazione tra quanto richiesto all’utenza ed il servizio che viene effettivamente erogato?
I numeri che spingono il riciclo nel nostro Paese e ne fanno un’eccellenza nel recupero di materia dai rifiuti sono trainati da sempre dal settore dei rifiuti speciali, quindi dal mercato. Possiamo e dobbiamo fare molto di più ma l’applicazione della Tari nella forma attuale, unita alle altre considerazioni sopra esposte, costituisce un ostacolo insormontabile allo sviluppo delle imprese dell’economia circolare.
Queste osservazioni sulla Tari sono state, tra l’altro, espresse più volte anche da associazioni di categoria dei produttori, a testimonianza di come sia una questione di enorme impatto. La stessa Unirima ha formulato queste valutazioni nell’ambito delle audizioni presso le commissioni parlamentari competenti.
Per costruire un vero percorso di transizione ecologica bisogna realmente creare le condizioni affinché le imprese possano sprigionare tutte le loro potenzialità, investendo su una profonda semplificazione delle procedure. Per questo auspichiamo che il confronto con le istituzioni prosegua coinvolgendo tutti gli stakeholders a partire da un metodo sempre incentrato su ascolto e condivisione.
UNIRIMA – Roma, 16 marzo 2021